martedì 21 maggio 2013

La zona neutra – Sesta parte

Ci siamo! L'odissea dell'Odissea giunge al termine. Che ne sarà di Johnny Martian? Non vi resta che scoprirlo...




Parte 1 | Parte 2 | Parte 3 | Parte 4 | Parte 5

L'immagine affondò nella materia spugnosa del suo cervello come un maglio, portando una sensazione di stordimento che, per qualche minuto, lo costrinse immobile e con gli occhi sgranati, a contemplare il monitor della spietata verità. Lo spazio fuori si era fatto ancora più buio e gelido e desolato, ora che Johnny Martian sapeva di essere solo nell'eternità.

Dopo essersi finalmente ripreso dallo shock, si tolse la tuta isolante e si infilò una tuta pressurizzata. Decise che l'unica cosa da fare fosse tornare verso il ponte principale, nella speranza di raggiungere la Baia ed espellersi in una capsula di salvataggio. Avrebbe anche potuto rimanere ibernato per qualche secolo, prima che qualcuno lo trovasse, ma se non altro non sarebbe morto. O magari sarebbe morto nel sonno, una prospettiva non così cupa come quella di vagare nel nulla senza stelle fino alla morte per assideramento o fame.

martedì 7 maggio 2013

La zona neutra – Quinta parte




L'attesa è stata lunga, ma finalmente ho trovato il tempo di scrivere la quinta parte de La zona neutra. Non si tratta ancora dell'episodio finale, ma la disavventura di Johnny Martian e dell'Odissea sta decisamente volgendo al termine...


Parte 1 | Parte 2 | Parte 3 | Parte 4

Johnny Martian riprese lentamente conoscenza. Quando aprì gli occhi, notò subito che intorno a lui dominava l'oscurità e una calma surreale. Il baccano devastante causato dalla breccia nel fianco dell'astronave, che aveva risucchiato l'aria e i suoi compagni nell'oscuro e silente ventre dell'universo, era un lontano ricordo. All'inizio, ancora stordito, lo sceriffo non si era posto molte domande, ma appena si riebbe del tutto si rese conto di trovarsi davanti a un evento che sfidava la logica: com'era possibile che la parete squarciata si fosse ricomposta da sola? Era come se i rapporti tra causa ed effetto si fossero ribaltati improvvisamente. Martian non sospettava nemmeno di essere così tanto vicino alla realtà.

L'uomo si sforzò di alzarsi in piedi e sentì dolere tutte le ossa allo stesso tempo, come un coro di lamenti ultraterreni che percorresse il suo corpo alla velocità del suono. La maniglia che gli aveva salvato la vita, consentendogli di aggrapparsi per evitare di essere aspirato nello spazio, fungeva ora da appoggio utile per ritrovare la posizione eretta. A quel punto, nel buio dell'atrio silenzioso, Martian si ricordò cosa si stesse accingendo a fare prima che le scosse telluriche togliessero il senso alla sua missione.

Si avvicinò zoppicando alla porta dell'ascensore e notò che la luce del comando manuale lampeggiava: ciò significava che il sistema elettrico d'emergenza era attivo. Johnny premette il pulsante con il palmo della mano e la porta si spalancò. Poi selezionò il piano della sala macchine e discese attraverso la pancia ferita del vascello.